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La sconfitta in Liguria parla di una sinistra supponente che quando si divide perde.

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E’ finita 5 a 2 ma il voto dice molto di più. L’astensione non è mai stata così alta e questo è sintomo di una democrazia acciaccata. La sconfitta in Liguria parla di una sinistra supponente che quando si divide perde. Ma quella sinistra si è divisa anche perché dopo primarie contestate si sono scansati i problemi pensando che il potere bastasse a tagliare il dirigente1traguardo. Il PD rimane l’architrave del centrosinistra e del governo ma arretra rispetto a un anno fa e anche rispetto alle ultime regionali. Sarebbe un errore fingere di non vedere. La strategia che pensa di imporre a un elettorato di sinistra scelte non condivise – dal jobs act alle riforme, alla buona scuola – pensando che tanto “quelli ci votano lo stesso” e nel frattempo si sfonda nell’altro campo ha conosciuto ieri la smentita delle urne. La destra proverà a riorganizzarsi, 5Stelle occupa lo spazio della protesta, la Lega avanza, ma soprattutto il voto ci dice che un PD privato di un pezzo importante della sinistra indietreggia, rischia o addirittura perde. Apriamo subito questo confronto nel partito e nei gruppi parlamentari. Serve correggere una linea per cambiare dalla parte giusta, assumendo uno spirito davvero innovativo. Il Pd deve recuperare principi e regole che rafforzino le ragioni di una sinistra della speranza e del futuro costruendo solidi ponti con quanto di buono vive fuori da noi. E che non è poco. Rimbocchiamoci le maniche che si riparte, da sinistra.
È con questo spirito che ci incontreremo a Bologna il prossimo fine settimana, per la prima festa di sinistradem. Una occasione preziosa di confronto e discussione, come sempre aperta a tutte e tutti.
GIANNI CUPERLO

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