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Assunzioni fase C, via libera del Miur alla presa di servizio differita: basta che sia documentata

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Buone notizie per chi lavora ed è intenzionato a chiedere domanda di differimento della presa di servizio relativa all’immissione in ruolo della fase C.

unipegasoLa Tecnica della Scuola è venuta a conoscenza del fatto che il Miur ha inviato una precisa comunicazione ai direttori degli Usr proprio per favorire lo slittamento dell’effettiva data di assunzione da parte dei lavoratori individuati come destinatari dei circa 55mila posti assegnati nelle due fasi conclusive del piano straordinario di assunzioni della riforma La Buona Scuola (47mila per la fase C e circa 8mila per la B).

A rivolgersi in questi termini ai responsabili di tutti gli Uffici Scolastici Regionali italiani, è stata, già alcune settimane fa, Rosa De Pasquale, capo dipartimento Miur per il sistema educativo di istruzione e formazione, attraverso una comunicazione formale che si rifà a quanto anche riferito agli stessi direttori degli Usr in una precedente Conferenza di servizio.

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Il capo dipartimento Miur ha chiesto, infatti, di “valutare positivamente la richiesta di differire la presa di servizio da parte di coloro che, destinatari di nomina a tempo indeterminato nelle fasi B e C, presentino domanda di differimento sostenuta da valide e documentate motivazioni quali, ad esempio, l’essere già titolare di rapporto di lavoro presso scuole Paritarie che, com’è noto, sono parte integrante del sistema nazionale pubblico d’istruzione”.

La presa di servizio ritardato, inoltre, potrà essere richiesta non solo dai docenti delle Paritarie già di ruolo, ma anche dal personale di questo genere di istituti impegnato negli stessi con contratto di supplenza annuale.

A questo punto, a fronte di tali indicazioni, possono stare tranquilli tutti i docenti che operano in questo genere di istituti, come anche la maggior parte dei dipendenti pubblici e privati.

Il discorso cambia, invece, quando il rapporto di lavoro non è propriamente subordinato, come nel caso di contratti cosiddetti a ‘progetto’. E anche attraverso partite Iva intestate ai lavoratori. In questi casi spetterà ad ogni Usr valutare la pertinenza delle domanda. E comunque motivare ogni eventuale diniego.

 

 

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