fbpx

Alitalia. Nel nome del padre, Roberto Colaninno, del figlio, Matteo, e dello spirito (poco) santo del Presidente del Consiglio, resterà in cielo con i suoi aerei

1470

In un solo giorno il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha risolto i nodi della giustizia, che l’Italia si trascina da tempo immemorabile, e la crisi, per tutti irreversibile, dell’azienda pubblica più decotta del pianeta, l’Alitalia. E dato che gliene restava il tempo, ha aggiustato in maniera definitiva la scuola italiana, dando una lezione di stile ai ruvidi leghisti.

La Grande Informazione, quella che fa le pulci persino al parroco di Rovereto, e non si ferma davanti a nulla, nemmeno al cospetto della Casalinga di Voghera, ha dovuto calare la testa, forse anche le braghe, riconoscendo i superpoteri del Premier e imparando a rispettarlo, se non proprio ad amarlo, comunque a sospendere per qualche giorno, di salire in pedana ed emulare la signora Vezzali, tirando di fioretto con il Cavaliere, irraggiungibile e beffardo.

Stessi sentimenti hanno percorso i capi dell’opposizione, che invece di sussurrare il loro dissenso con impareggiabile eleganza, hanno preferito il basso profilo, limitandosi ad avvertire che la Gold Company, la parte buona dell’Alitalia, sarebbe inevitabilmente stata solo una Compagnia di bandierina. Una battuta fulminante, pronunciata dal capo dell’opposizione parlamentare, Walter Veltroni, con il sorriso sulla bocca, amaro e desolato, ma pur sempre tale, il sorriso di chi deve fare buon viso a cattivo gioco e non trova alternative.

L’altra opposizione, quella della sinistra antagonista e socialista, e quella togata, si è comportata come un giocatore di poker che “passa” in attesa di momenti migliori, per il rilancio, mentre si trova a malpartito (o malpartita?) quando è costretta a giocare fuori casa, cioè su argomenti che non l’appassionano, come l’Alitalia.

E’ rimasto al ragioniere Giannelli, vignettista del Corriere della Sera, bancario nella vita, caricarsi sulle spalle lo scetticismo del Paese che non ne può più di essere preso per i fondelli tre volte al giorno, subito dopo i pasti più importanti, quando arrivano le news. Il suo Berlusconi mascherato da fatina con la bacchetta magica in mano, regala al ragionier Fantozzi “tutti i debiti dell’Alitalia” con la faccia gioiosa e soddisfatta. E il ragionier Fantozzi, che sostiene con difficoltà una pila di cartelle delle tasse, ringrazia, il volto devastato dalla rassegnazione, con l’ispirata adulazione consueta: “Ah, com’è umano lei”.

C’è stato, invero, il mezzo dissenso pronunciato da Matteo Colaninno, deputato del PD e ministro ombra per lo Sviluppo, il quale ha dato ragione alle… ragioni dell’opposizione appena sussurrate – Sarebbe stato meglio cedere l’Alitalia all’Air France – ed a quelle del padre, Roberto che guida la cordata dei finanzieri patrioti – Mio padre fa bene ad impegnarsi – senza perdere il proverbiale aplomb giovanile e l’aria scanzonata di chi affronta questioni gravi sapendo che comunque vada rimane sempre in sella.

Ma la bacchetta magica di Giannelli, attribuita al Premier, ha raggiunto con sorprendente efficacia il padre, Roberto, il quale in una smisurata intervista – per lo spazio concesso – su Repubblica al direttore, Ezio Mauro, che l’ha interrogato soavemente (ma non troppo), ha ribadito a scanso di equivoci che lui resta di sinistra e che stare alla cloche della nuova Alitalia era una sfida da accettare, un dovere imprescindibile perché “il Paese non può permettersi un’altra sconfitta”.

Se pensate a Colaninno come a un uomo d’affari, dunque, vi sbagliate. Il business di sinistra non si lascia alle spalle la Patria, altro che reduci dell’MSI, costretti a inghiottire lo spezzatino del federalismo, loro che dell’unità della nazione, della sua integrità, hanno fatto una ragione di vita.

Ma è inutile marcare il territorio con i valori e le ideologie di un tempo che non c’è più. I cieli hanno mutato colore, si vola più in alto, e gli aerei tricolore a quelle altezze si trovano a loro agio. L’altimetro non c’entra niente. C’entra le fede nel padre, Roberto Colaninno, nel figlio, Matteo, e, metaforicamente parlando, nello spirito (non molto santo), del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

 

P.S.

Per dovere di cronaca riferiamo che hanno tentato, all’ultimo momento, di guastare la giornata di gloria del Premier, mettendo i bastoni fra le ruote in Consiglio dei Ministri, a quell’anima candida di Mariastella Gemini, Ministra dell’Istruzione, con la storiella dell’inattualità dell’Educazione civica, il cui insegnamento torna a scuola, ma i leghisti non ci sono riusciti. Il tentativo è stato sventato dal Capo del Governo con prontezza con una sperticata lode al lavoro della Ministra, cui deve andare il plauso unanime dei membri dell’Esecutivo. Un intervento tempestivo e propizio che ha evitato al coordinatore di AN, Ignazio La Russa, titolare della Difesa, di esporre le ragioni dell’educazione civica, e della Costituzione, che onora il Paese, almeno per il novanta per cento delle regole che contiene. da siciliainformazioni

In questo articolo