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Social Card: beneficiari potenziali e beneficiati reali

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spesa-anziano-povero-324x230Immaginate di avere almeno 65 anni e 6000 euro annui di reddito. Oppure più di 75 anni e 8000 euro annui. Oppure di essere genitori di due figli di età inferiore a tre anni e di guadagnare non più di 1131 euro netti al mese. Se possedete una sola casa ad uso abitativo che abbia un valore catastale di non più di 51000 euro ed una sola utenza, potreste rientrare nei canoni che il Governo ha stabilito per ottenere la Social Card. Potreste, appunto. Perché se oltre alla casa possedeste un box auto, o usufruiste di una qualche indennità erogata dall’INPS (assegni di accompagno o invalidità, ad esempio), il vostro reddito, per quanto minimo, sarebbe già fuori da ogni parametro possibile. Ma in cosa consiste questa carta dal sapore esterofilo, che in questi giorni è nata tra le ire dei suoi detrattori e le ovazioni dell’intera maggioranza?

Cos’è la “Carta Sociale”

La Social Card è una carta magnetica erogata da Poste Italiane, che funziona come qualsiasi altra carta di credito, ma con due eccezioni: non è nominale ed è ricaricata direttamente dallo Stato ogni due mesi. La prima ricarica, quella di cui hanno usufruito i primi beneficiari in questi giorni, ammonta a 120 Euro totali, per i mesi di Ottobre, Novembre e Dicembre, quindi poco più di un euro al giorno. I soldi caricati sulla carta sono spendibili esclusivamente nei negozi che hanno aderito all’iniziativa (il 5% dei piccoli esercenti di tutta Italia), oltre che nel pagamento delle bollette; in entrambi i casi si potrà beneficiare di sconti del 10-20%. Iniziativa lodevole, se non fosse per alcune doverose riflessioni che Altroconsumo ha messo ben in evidenza sul suo sito.

Le perplessità: chi paga e chi ci guadagna

I costi di produzione della carta sono coperti solo in parte dallo Stato (650 milioni di Euro). Il resto degli investimenti proviene da Eni (200 milioni) e da Enel (50 milioni), che avranno ovviamente grossi rientri in termini economici (beneficiando tra l’altro di Iva ed accise statali) grazie ai pagamenti delle bollette della luce e del gas che i possessori della carta non esiteranno a fare con loro, uniche compagnie che, nell’era della privatizzazione e della libera concorrenza, promettono sconti.
La seconda riflessione è relativa ai costi di ricarica della Card. Volendo ipotizzare nel migliore dei casi un costo anche di soli 10 centesimi (di solito i costi di ricarica per Poste Italiane ammontano a un euro) per ogni ricarica, si arriva ad un guadagno annuale di 800 mila euro per le Poste. Contando anche i costi delle lettere inviate a ciascun beneficiario dall’INPS, e su cui Poste Italiane avrà ulteriori guadagni, si arriva ad un costo totale per lo Stato sicuramente superiore a quello che si sarebbe avuto erogando i 40 euro mensili direttamente nei conti correnti degli aventi diritto. Ma c’è di più: a tutt’oggi la normativa è in corso di perfezionamento, al punto che la stessa INPS non è in grado di fornire precise informazioni sui parametri di idoneità, nonché sulla modalità di conferimento delle deleghe a terzi in caso di infermità più o meno temporanea del possessore della carta.

In conclusione, se a questo punto foste così fortunati da avere tutti i requisiti per poter spendere quell’euro al giorno in generi alimentari grazie a questa piccola tessera azzurrina, auguratevi almeno di essere in grado di digitare un PIN e di avere per vicino di casa un commerciante che rientri nel famoso 5% di aderenti al progetto. In caso contrario, risparmiatevi pure la fila alla posta: non ne vale nemmeno la pena.

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