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Riscopriamo l’orgoglio – il blocco a oltranza degli scrutini negli anni ’80

1981

EIPASS1Sul finire degli anni ottanta del ‘900 la nostra categoria, svincolandosi dal sindacalismo tradizionale, riuscì a praticare forme di lotta che, nel breve arco di tempo di un anno e mezzo, le procurarono notevoli benefici, in termini sia salariali che contrattuali.

Fu in quel periodo che, con la protesta eclatante del BLOCCO DEGLI SCRUTINI ad OLTRANZA, sfociata in una manifestazione di protesta che portò in piazza oltre 60.000 docenti e nella rivolta di 4.000 Presidi, si riuscì ad ottenere tra le altre cose

– la fissazione per legge di un tetto massimo di 25 alunni per classe
– la stabilizzazione di 30.000 docenti
– l’incremento salariale del 42% (nel corso di due anni): un professore di scuola superiore con un minimo di dodici anni di anzianità avrebbe guadagnato ben 564.000 lire lorde ogni mese!inglese

Stanchi della rassegnazione, oggi diffusissima, e alla quale questo sito cerca di opporre una vigorosa prassi di auto-organizzazione, capace di svincolare la nostra categoria dal monopolio delle conoscenze della burocrazia sindacale, abbiamo voluto anche provare a ricostruire, raccogliendo gli articoli a suo tempo pubblicati da la Repubblica, quelle antiche ma gloriose battaglie, per restituire il senso delle immense potenzialità di lotta e di conquista che, al momento, sono solo sopite, ma non estinte; e contribuire a rivivificare una fiducia ed un orgoglio smarriti da ormai troppo tempo!!!

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24 marzo 1987, I docenti dissidenti: “A giugno non faremo scrutini

Scioperi articolati ad aprile, niente adozione dei nuovi libri di testo e blocco degli scrutini a giugno: i comitati di base della scuola hanno deciso domenica in una affollata assemblea a Napoli, il nuovo ruolino di marcia delle proteste. Varato il decreto sul contratto, la contestazione dei dissidenti si concentra ora sugli aspetti normativi e non che dovranno essere definiti da ulteriori provvedimenti governativi. In primo piano c’è la questione di come usare gli oltre 500 miliardi del fondo d’incentivazione. I comitati contrari al cosiddetto salario accessorio vogliono che i fondi vengano distribuiti a tutti i docenti, come parziale recupero dei sei mesi dell’85 scomparsi dal contratto. I comitati chiedono un massimo di 20 alunni per classe e un piano di aggiornamento senza discriminazioni o figure di serie A e B. L’assemblea ha deciso anche un’ora di sciopero per il 27 sulle questioni del precariato.

1 maggio 1987, Indagine sul blocco degli scrutini

Finale difficile per l’anno scolastico, già tagliato di 3 giorni dalle elezioni anticipate. Ormai il blocco degli scrutini promosso dai docenti dissidenti dei comitati di base è finito sul tavolo della Procura della Repubblica di Roma. Il procuratore capo Mario Boschi, dopo l’esposto di un gruppo di genitori, ha aperto un’inchiesta preliminare mandando i carabinieri in alcune scuole della capitale ad indagare su un eventuale reato di omissione d’atti d’ufficio o d’interruzione di pubblico servizio. L’agitazione dei comitati aveva già suscitato proteste da più parti: dai genitori cattolici agli studenti comunisti. L’iniziativa della magistratura non sembra, tuttavia, aver spaventato i professori ribelli: hanno già deciso di rivolgersi ad un legale e intanto si preparano al blocco delle valutazioni finali in tutt’Italia, per giugno. Il blocco degli scrutini del primo quadrimestre riguarda principalmente Roma, ma non esclusivamente: secondo alcune stime sono ancora senza pagelle gli alunni di un istituto su cinque. In questi casi, visto anche la chiusura anticipata delle scuole, le valutazioni del primo quadrimestre e i giudizi finali potrebbero trovarsi sovrapposti in una corsa finale alla conclusione entro i termini. Una situazione difficile, dunque, che potrebbe portare anche ad un intervento d’autorità del ministero. Oltretutto i professori in rivolta contro il contratto firmato da confederali e autonomi, stanno paralizzando anche l’adozione dei libri di testo. Ma non è neppure escluso che, alla fine, la Falcucci decida di incontrare una delegazione dei comitati: un gesto da tempo richiesto dai dissidenti che sperano anche nel clima elettorale per ottenere una sorta di legittimazione del loro peso nella categoria. E per pesare sui partiti i comitati hanno in mente anche un appello allo sciopero del voto. La proposta viene dai cdb di Roma e sarà presentata all’assemblea del 10 maggio, insieme all’ipotesi di una manifestazione nazionale nella capitale per il 30. I comitati insistono per avere, tra l’altro, un aumento uguale per tutti di 400 mila lire e la formazione di classi con un massimo di 20 alunni. Ma la protesta dei cdb non è la sola nube all’orizzonte. Mentre il ministero della Pubblica istruzione assicura su una rapida corresponsione degli aumenti e degli arretrati (che erano attesi per Pasqua), anche i sindacati minacciano agitazioni chiedendo un provvedimento urgente sulle questione del precariato scolastico. Cgil, Cisl, Uil e Snals chiedono anche precise garanzie perché sia avviata dal prossimo anno scolastico una ampia sperimentazione dei nuovi programmi per la scuola elementare, nonostante la decadenza per elezioni politiche anticipate del disegno di legge all’esame del Parlamento.

5 maggio 1987, Niente scrutini“, ora protestano anche i precari

Fine anno sempre più difficile per la scuola: dopo i professori dissidenti dei comitati di base, ora anche i docenti precari hanno annunciato che bloccheranno gli scrutini di giugno. Lo hanno deciso in una assemblea domenica scorsa a Firenze a cui hanno partecipato delegazioni di molte città. Nel documento conclusivo i supplenti sottolineano come nonostante gli impegni presi nella fase contrattuale a tutt’oggi la questione del precariato scolastico non sia stata affrontata e risolta. Il contenzioso riguarda innanzitutto la situazione di alcune migliaia di docenti per i quali la Corte costituzionale ha sentenziato il diritto all’immissione in ruolo. Ma i coordinamenti dei precari mettono in discussione tutta l’impostazione del reclutamento e della formazione dei docenti. È un argomento su cui sono impegnati anche i sindacati, che hanno minacciato agitazioni se il governo non varerà in materia un decreto urgente. Complessivamente, secondo alcune stime, i precari sono ancora oggi, nonostante le numerose sanatorie, circa sessantamila. È un numero non indifferente di insegnanti che se aderissero alla protesta, potrebbero creare più di una difficoltà a fine anno. E disagi li provocheranno, di certo, anche i professori dei comitati di base in rivolta contro il contratto firmato dai sindacati confederali e dagli autonomi dello Snals. I docenti dei cdb faranno il punto sulla situazione in una assemblea nazionale a Roma fissata per il 10 maggio: sarà questa l’occasione in cui, salvo improbabili ripensamenti in extremis, i comitati sanciranno ufficialmente la nuova campagna di lotta di giugno: in nome di un aumento di 400 mila lire uguale per tutti e di un massimo di 20 alunni per classe, i docenti dei comitati chiameranno tutta la categoria a bloccare gli scrutini di fine anno. Il blocco degli scrutini (del primo quadrimestre) continua, intanto, a Roma ed in alcune altre città del Centro Sud. Nella capitale la magistratura, dopo le proteste e un esposto di genitori, ha anche aperto una indagine preliminare per valutare un eventuale reato di omissione di atti d’ufficio o di interruzione di pubblico servizio. Ieri il giudice ha ascoltato come testimone il provveditore agli Studi, Giovanni Grande. Nell’assemblea del 10 i professori ribelli, che insistono per essere ricevuti dal ministro della Pubblica Istruzione Franca Falcucci, dovranno anche decidere su altre due proposte arrivate dai delegati dei cdb di Roma, capitale della rivolta: innanzitutto una manifestazione nazionale per il 30 maggio e, in secondo luogo, uno sciopero del voto nelle elezioni politiche anticipate di giugno, per protestare contro il disinteresse di partiti e sindacati verso la scuola.

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