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Gelmini, chi?

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26 agosto 2008 – Gianfranco Pignatelli
Il delirio politico dell’estate 2008 abita tra Ponte di legno e Cortina. Lo dimostrano il dito medio di Bossi e le affermazioni della Gelmini sui professori meridionali bisognosi di “corsi intensivi” perché abbassano il livello della scuola nazionale.Giudizi arbitrari e gratuiti. Certo. Frutto di inesperienza, superficialità ed ignoranza. Si spera. Ma quanti pregiudizi e frustrazioni antiche, voglia di rivalsa e vendetta, accanimento e livore, sono alla base di queste insopportabili diffamazioni? Molto. La spedizione punitiva contro i docenti meridionali, trapiantati al nord o attivi al sud, ha moventi personali di membri del governo? Probabile. Comunque la si voglia vedere, è indegno che un ministro della Repubblica pieghi la scuola di tutti e per tutti alla politica fascista federal-federalista, ignorando che i docenti italiani si sono preparati in atenei statali prima di essere selezionati con pubblici concorsi nazionali. Contrapporre motivazioni oggettive al delirio settario è esercizio vano. Putroppo. Ma un docente coscienzioso ed orgogliosamente meridionale ha il dovere di provarci. Gelmini?

 

 

Gelmini chi? Ministro dell’istruzione? L’ha voluta proprio Berlusconi. E’ giovane, carina e poi? Quali competenze, capacità e conoscenze ha per trovarsi – nello stupore generale – nientemeno che ai vertici dell’istruzione? Il mondo della scuola se lo chiede, incredulo, da fine aprile. Un’incredulità che cresce ad ogni dichiarazione della ministra, dai tagli ai grembiulini. L’ultima è di ieri. Viene da Cortina. In montagna bisognerebbe riposarsi. Magari aprire bocca solo per ossigenare il sangue e, se c’è, il cervello.

Invece la nostra ministra apre bocca solo per dispensare insensatezze e calunnie. Insensatezze come la media del voto di condotta per la determinazione della promozione (chi è il burlone che le ha suggerito una stupidaggine simile?). Calunnie, come quelle che vorrebbero i docenti meridionali tanto scadenti da necessitare di “corsi intensivi”.

Sono un docente orgogliosamente meridionale con laurea alla Federico II, otto concorsi a cattedra vinti, titoli “a pacchi” e circa trent’anni di esperienza didattica. Ministra scenda dalle montagne. Entri nelle aule. Quelle dove si lavora, non quelle parlamentari, dove si arriva – se sei gradito ed asservito al leader – per poi traccheggiare e votare a scatola chiusa.

Incredulità e indignazione, ma anche una pena infinita. Pena per una scuola ostaggio, da sempre, di ministri capaci solo di iniziative scellerate e clientelari. Da loro una carovana di provvedimenti insulsi: dall’abrogazione degli esami di riparazione fino all’omissione dei voti sui quadri degli esami di stato. Da Misasi a d’ Onofrio, dalla Iervolino a Berlinguer, dalla Moratti a Fioroni.

Tutti, ministri della d-istruzione pubblica. Ce ne fosse stato uno, uno solo, direttamente “informato sui fatti” ed i bisogni della scuola. Tutte grandi menti, (forse). Ma anche rigorosamente incompetenti. I responsabili dell’istruzione hanno arabescato, alcune volte in buona fede, riforme inconcludenti se non dannose. Hanno sottratto risorse e prestigio alla scuola di stato per rilanciare o puntellare le scuole religiose e i diplomifici. Da anni, ormai, la Cei e Cl sono gli “azionisti di riferimento” di viale Trastevere. Quello che ci mancava era un pool di ministri che la linciasse dall’alto di chissà quale autorevolezza. Un mistero profondo tutto da svelare

da orizzontescuola

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