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Sulla scuola presente e futura.

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Molti i temi trattati nei due giorni dell’ Assemblea nazionale della Gilda. Temi urgenti e temi  preoccupanti che caratterizzano sempre di più l’ orizzonte della nostra scuola.

Dall’ analisi del Progetto Israel sulla formazione iniziale dei docenti, su cui è stato approvato il documento, qui sotto pubblicato, presentato dal Centro Studi nazionale della Gilda; alla constatazione e alla precisa ricostruzione del percorso di smantellamento della scuola pubblica (Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda); alla informazione sui tentativi di gonfiare gli orari delle cattedre nell’ organico di diritto (Maria Domenica Di Patre, vicecoordinatrice nazionale). Alessandro Ameli, presidente della CGU, illustrando i ”Decreti Brunetta” ha sottolineato come nell’ultima versione del decreto vi sia una particolare attenzione riservata alla scuola che resta esclusa dai sistemi, piuttosto discutibili,  di identificazione del “merito”.  Un’ attenzione attribuibile in larga parte all’ impegno delle nostre delegazioni che hanno seguito con costanza e perseveranza  tutte le fasi di preparazione di questo Decreto.

Documento sul progetto della Commissione Israel

sulla formazione iniziale  degli insegnanti 

A.N. Roma 22-23 maggio 2009 

In merito al progetto di regolamento inerente i nuovi percorsi di formazione degli insegnanti, così come previsti dalla Commissione presieduta dal Prof. Giorgio Israel, l’A.N. della Gilda degli Insegnanti del 23 Maggio 2009 esprime le seguenti considerazioni: 

Sono sicuramente positivi

v      il peso più definito e consistente riconosciuto al sapere disciplinare e l’attenzione alle modalità della didattica disciplinare;

v      il superamento dell’esperienza delle SISS. Infatti queste, dopo una positiva fase iniziale in cui i docenti e le scuole sembravano avere un ruolo attivo e centrale nei percorsi formativi, si sono purtroppo trasformate in diplomifici abilitanti a pagamento, business per le università a spese dei corsisti e dei docenti impegnati nei corsi e dei tutor, creando inoltre ulteriori aspettative e tensioni nell’ambito del precariato della scuola. Ciò significa che nei nuovi percorsi di formazione devono diventare nuovamente centrali le figure e le funzioni dei docenti ex supervisori (chiamati ora con accezione meramente burocratica coordinatori) e dei tutor;

v      la definizione dei percorsi di formazione. La previsione di cinque anni per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria introduce la possibilità del riconoscimento del ruolo unico dei docenti;

v      il riconoscimento delle figure di tutoraggio, legate sempre all’insegnamento attivo, sia a livello di formazione universitaria che nei singoli istituti scolastici. Gilda ribadisce che il mestiere di insegnante ha una valenza complessa in rapporto diretto con la dimensione attiva della professione. Non bastano quindi solo le necessarie e approfondite conoscenze disciplinari, ma servono anche le capacità di utilizzare in concreto modalità, strumenti e tecniche della didattica legate a livelli adeguati di interazione e comunicazione con gli allievi. 

Sono apprezzabili

v      l’ attenzione posta ai crediti disciplinari per le classi di laurea per l’insegnamento nella scuola secondaria. Si auspica che ciò comporti un superamento delle attuali incongruenze nei piani di studio;

v      la previsione di un  numero programmato per le varie aree disciplinari e per la scuola dell’infanzia e primaria a patto che questo non determini contingenti eccessivamente finalizzati alla semplice copertura dei posti presumibili vacanti. In questo senso si ribadisce la necessità di fornire ai partecipanti adeguate informazioni sulle previsioni di organico per classi di concorso onde evitare da una parte una penuria di insegnanti in alcune discipline e dall’altra una non sostanziata aspettativa da parte degli abilitandi. 

Non convincono invece alcuni aspetti del regolamento

v      non è accettabile che la nomina del tutor per i tirocinanti sia affidata alla pura discrezionalità dei dirigenti scolastici. Mancano riferimenti a chiari e definiti requisiti necessari per accedere alla funzione, manca il ruolo dei collegio dei docenti o dell’attuale comitato di valutazione. Mancano inoltre riferimenti ai requisiti necessari  per ricoprire il ruolo di coordinatore di tirocinio (ex supervisori di tirocinio);

v      l’ oggettiva accentuazione degli aspetti accademici dell’organizzazione della formazione, aspetti che possono penalizzare fortemente il peso della valutazione del tirocinio da parte delle scuole nella fase di valutazione finale. In particolare non si condivide che per l’istruzione secondaria sia previsto solo un anno di TFA senza il contestuale inserimento nel biennio di specializzazione di ulteriori momenti di tirocinio cooperativo in classe, propedeutici all’attività diretta di insegnamento vero e proprio da farsi comunque sempre in compresenza;

v      la forte e incomprensibile disparità numerica dei componenti del Consiglio di Corso di Tirocinio a vantaggio della componente accademica non risulta funzionale alla qualità del sistema. 

Inoltre,  Gilda: 

  • evidenzia la necessità di consentire livelli di passaggio tra abilitazioni dalle primarie alle secondarie e dalle secondarie di primo a quelle di secondo grado e viceversa evitando la chiusura dei percorsi  facendo valere il principio del riconoscimento dei crediti universitari già conseguiti;
  • richiede con forza che i percorsi delle lauree magistrali e dei previsti tirocini non siano sfruttabili come occasioni per richiedere oneri accessori agli iscritti da parte delle università;
  • ritiene che sia necessario introdurre elementi di valutazione del percorso di formazione e di tutti i soggetti in esso coinvolti;
  • rileva che rimane aperto il problema della ridefinizione delle classi di concorso soprattutto nelle secondarie con il rischio di una eccessiva ampiezza degli sbocchi delle lauree magistrali;
  • ribadisce che in questo periodo di latenza della norma debbano assolutamente essere riconosciuti tutti i percorsi di formazione già effettuati o in itinere. 

La bozza Israel ha per oggetto la formazione, non il reclutamento. E’ un dato importante. L’abilitazione è un titolo che, pur con una approssimativa programmazione dei numeri di accesso, non può automaticamente legittimare l’assunzione negli organici della scuola pubblica. Da qui è necessario immaginare modalità serie di reclutamento dei docenti a tempo indeterminato partendo dalla necessità di programmare l’organico dei docenti dei vari ordini di scuola a livello regionale e/o provinciale. La Costituzione  prevede che lo strumento per l’assunzione nel pubblico impiego sia il concorso pubblico. Dopo la formazione abilitante è necessario quindi prevedere forme concorsuali pubbliche per l’assunzione  con un ruolo fondamentale dei docenti in servizio attivo. Gilda rifiuta l’ipotesi di concorsi interni di istituto che vedrebbero prevalere logiche e micropoteri dirigenziali e considera inaccettabili le proposte di reclutamento diretto da parte dei Dirigenti Scolastici o da altri organi tecnico gestionali delle scuole.  

L’ipotesi Israel mette inoltre  in rilievo soprattutto la mancanza di un ordine professionale dei docenti che sappia definire autonomamente le modalità e i contenuti della formazione professionale, cosa che accade comunemente per tutte le professioni. Gilda ha da sempre ribadito la necessità del riconoscimento di uno specifico status professionale per i docenti dal quale discenda anche la necessità di un controllo autonomo degli standard professionali e degli accessi alla professione   di concerto con enti ed Istituzioni pubbliche (MIUR, Università). 

Infine, di fronte a percorsi articolati e altamente specialistici di formazione dei docenti, Gilda ricorda che in base agli accordi di Bologna del 1999 entro il 2010 dovrebbe attuarsi la convergenza dei sistemi universitari dei paesi europei e quindi la trasparenza e la leggibilità dei percorsi formativi e dei titoli di studio. Ciò deve far cessare il burocratico e negativo riconoscimento (che è avvenuto in questi ultimi anni) di titoli abilitativi di paesi appartenenti all’UE che non avevano caratteristiche e modalità analoghe a quelli previsti in Italia.  

I percorsi lunghi di formazione, che consideriamo essenziali per la preparazione dei futuri docenti, devono avere un adeguato riconoscimento anche in termini stipendiali essendo incardinati alla formazione di alte professionalità di natura specialistica, cosa che l’UE ha auspicato in diversi documenti demandando ai singoli governi il compito di promuovere la valorizzazione e il riconoscimento sociale della professione docente e di sostenere lo status professionale degli insegnanti.

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