fbpx

Osservazioni e proposte della Federazione Gilda-Unams (FGU)-Gilda degli Insegnanti in merito al DDL denominato “La buona scuola”.

1119

Al Presidente della VII Commissione permanente Camera dei Deputati

Al Presidente della VII Commissione permanente Senato della Repubblica

Ai membri delle commissioni VII
Camera dei Deputati e Senato della Repubblica

Oggetto: Osservazioni e proposte della Federazione Gilda-Unams (FGU)-Gilda degli Insegnanti in merito al DDL denominato “La buona scuola”.

 

Onorevoli Senatori, Onorevoli Deputati,

La Federazione Gilda Unams (FGU) – Gilda degli Insegnanti ha preso atto con sconcerto dei contenuti del disegno di legge che è stato formalmente presentato al Parlamento in data 31 marzo 2015. Operazione avvenuta con un ritardo che pregiudica di fatto la possibilità di approvare, con iter legislativo ordinario in tempi utili per l’avvio del prossimo anno scolastico, i provvedimenti più urgenti con particolare riferimento a quelli concernenti la stabilizzazione del precariato e la determinazioni degli organici abilitazionedell’autonomia.

Lo sconcerto della FGU-Gilda degli Insegnanti è ancora più evidente laddove si proceda al confronto dei vari documenti sulla cosiddetta “Buona Scuola” che sono stati pubblicati A partire dalla presentazione del progetto iniziale (settembre 2014) abbiamo notato un progressivo e netto peggioramento della qualità delle proposte inserite. Il progetto di Decreto Legge che è stato informalmente reso noto nel mese di febbraio presentava contenuti sicuramente meno radicali e, a nostro avviso, meno negativi rispetto al testo del DDL presentato il 31 marzo 2015.

Tutto il DDL appare sbilanciato su una visione di scuola che non appartiene ai principi ispiratori dell’ Istruzione pubblica contenuti in Costituzione. La FGU-Gilda degli Insegnanti continua a ritenere che la Scuola Pubblica Statale non possa essere considerata un semplice servizio all’utenza o, peggio, un servizio a domanda individuale. Per la Costituzione italiana – e quindi per noi- la Scuola Pubblica Statale è una istituzione della Repubblica Italiana finalizzata a garantire il diritto allo studio di tutti i cittadini , che deve essere caratterizzata da un progetto culturale unitario e coerente a livello nazionale pur garantendo adeguati spazi di progettazione autonoma da parte delle singole istituzioni scolastiche.

In questo senso la funzione dell’insegnante ha caratteristiche completamente diverse da quelle che identificano la figura e la funzione impiegatizia, modello che sembra invece essere punto di riferimento implicito nel DDL. La valenza pubblica dell’insegnare risiede nella Carta Costituzionale all’art 33 da cui discende il D.L. 16 Aprile 1994, n.297 (parte III, , titolo I, Capo I ), secondo il quale la “ funzione docente è intesa come esplicazione essenziale dell’ attività di trasmissione della cultura, di contributo alla elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità” . Il concetto di libertà di insegnamento è stato in passato ribadito sia dal testo unico sull’istruzione (DPR 297/1994) sia dalle norme sull’autonomia scolastica che avevano stabilito che tale libertà fosse tutelata, sia nell’ambito collegiale che quello individuale, rispettando anche le scelte metodologiche minoritarie o individuali

Al contrario il DDL sembra sposare una ideologia astrattamente liberista della scuola pubblica in cui allo Stato restano competenze residuali circa le cosiddette “indicazioni nazionali” sulla cui complessità e vaghezza esiste ormai una letteratura consolidata e la determinazione della spesa relativa al funzionamento essenziale e agli organici delle istituzioni scolastiche. Tutto il resto viene delegato ad una ideale autonomia scolastica intesa come autorganizzazione dei curricola, dei contenuti formativi, degli orari, delle discipline di potenziamento, di scelta dell’organico dei docenti. Un modello che punta :

 

  1. 1)  alla diversificazione delle scuole e non a identificare punti in comune, essendo le scuole rappresentazione degli stessi principi costituzionali che devono essere rinsaldati più che mai, in un momento in cui la convivenza civile e politica è così a rischio;
  2. 2)  a creare isole differenti che aggregano famiglie e utenti omogenei, similmente al modello della scuola privata, dove manca quella pluralità di vedute garantita dalla scuola pubblica statale.

In più l’autonomia scolastica così come sottointesa nel DDL non valorizza la scuola come comunità educante in cui le diverse componenti cooperano per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dell’offerta formativa, ma pone quasi totalmente nelle mani del dirigente scolastico la gestione globale del “servizio”. Si tratta, a nostro avviso, di una autonomia pretestuosa, di un ritorno ad una forma di gerarchizzazione dei poteri che avvilisce la partecipazione attiva e la corresponsabilità dei docenti nel progetto educativo e che riduce gli organi collegiali (Collegio dei Docenti, Consiglio di Istituto) a semplici articolazioni della volontà della dirigenza o addirittura ne elimina di fatto l’esistenza (si veda ad es. la scomparsa di fatto dell’attuale comitato di valutazione). Le scuole/aziende gestite da un dirigente/manager/padrone sarebbero così sempre in competizione atomistica per accaparrarsi iscritti, i “migliori” docenti, le risorse aggiuntive sul territorio e presso l’utenza, perdendo così la visione di sistema che dovrebbe essere alla base di ogni politica scolastica e favorendo la costituzione di scuole di serie A, B, C, ecc. o magari anche di tendenza. O peggio, a creare un sistema di operazioni opache nell’assunzione dei docenti, lasciando mano libera a comportamenti illeciti, purtroppo assai frequenti nel nostro paese. E’ facile prevedere che la prospettiva di un tale modello sia l’abolizione del valore legale del titolo di studio e il voucher alle famiglie per la libera scelta di iscrizione nella scuola seguendo esempi iperliberisti di stampo anglosassone e statunitense.

Essendo radicalmente contraria ad una visione mercantile e autoritaria della gestione della scuola pubblica statale, la FGU-Gilda degli Insegnanti esorta le forze parlamentari a evitare di affrontare tematiche così complesse e di fondamentale valenza politica per l’Italia con un dibattito frettoloso e asfittico. In casi di tale delicatezza e importanza non si dovrebbero inseguire tempi tecnici che sono imposti dalla colpevole lentezza del governo nel dare risposte chiare al problema del precariato strutturale nella scuola, soprattutto dopo la nota sentenza della Corte di Giustizia Europea della quale la FGU-Gilda degli Insegnanti è stata attrice.

Il problema del precariato doveva e poteva essere affrontato con strumenti di decretazione d’urgenza per garantire il regolare avvio dell’anno scolastico. Il governo, incapace di separare la questione precari e organici ad esso connessa dalla riforma complessiva della scuola, sembra obbligare il Parlamento ad una votazione affrettata su tutto il pacchetto. Una sorta di prendere o lasciare con cui il governo tenta di scaricare sul Parlamento le responsabilità politiche di scelte così importanti per tutta la Nazione. La FGU-Gilda degli Insegnanti chiede pertanto che si scorpori dal DDL la parte relativa al piano assunzionale e la formazione dell’organico dell’autonomia e che tali argomenti siano oggetto di rapide decisioni con una sessione parlamentare dedicata e aperta alle necessarie modifiche. In questo senso ritiene che per superare l’annoso problema del precariato debba essere definito un piano assunzionale triennale 2015-16, 2016-17, 2017-18) che consenta di stabilizzare tutti i precari in possesso di abilitazione e con più di 36 mesi di servizio nella scuola statale a partire dalle GAE (ricordiamo che nel prossimo quinquennio dovrebbero andare in pensione almeno 200.000 docenti di ruolo). Ciò consentirebbe di adeguare alle esigenze di bilancio il piano assunzionale e di indire con la necessaria serenità e serietà i futuri concorsi per l’insegnamento.

L’unico elemento positivo da evidenziare nel testo del DDL è la mancanza di riferimenti al prospettato blocco delle anzianità di servizio a favore di confusi meccanismi meritocratici, ma ciò non toglie che le risorse aggiuntive previste per il merito siano sempre decise unilateralmente da un dirigente scolastico che per il momento appare deus ex machina delle decisioni sulla gestione di tutte le componenti della scuola senza per altro essere oggetto di adeguata valutazione nè di verifica su di un operato di tale ampiezza.

La FGU-Gilda degli Insegnanti, in un’ottica di positiva partecipazione e proposta, evidenzia la necessità di provvedere a necessarie e radicali modifiche del testo di DDL presentato. Vi sono alcune parti che riteniamo inemendabili (si vedano in particolare gli articoli 7, 8, 12, 21 e 22) e come tali da cassare e rimodulare complessivamente poiché partono da una visione ( e concepiscono una struttura) del sistema scuola che non possiamo condividere, come cittadini di questa Repubblica.

FGU- Gilda degli Insegnanti

In questo articolo