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«Cercasi insegnanti»: su Facebook l’annuncio di lavoro

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«Cercasi insegnanti»: sembra un annuncio scherzoso, è invece è reale.
Ed è quanto si legge nella pagina Facebook di Vincenzo Caico, dirigente scolastico del liceo Buonarroti di Monfalcone (Gorizia).

L’annuncio, datato 6 Ottobre, recita: “Al Liceo Buonarroti di Monfalcone siamo alla ricerca di di due bravi docenti di materie letterarie per la classe di concorso A11, per una cattedra da 18 ore e una da 5+10 ore. Cerchiamo anche due bravi insegnanti di matematica e fisica, classe di concorso A27, una cattedra da 18 ore e una da 12. NO altre classi di concorso. Solo aventi i titoli richiesti. Contratti su organico COVID fino al termine delle lezioni. Contattatemi su Messenger e inviate la Messa a disposizione tramite il link presente sulla home page, lato destro, del nostro sito web www.liceomonfalcone.it”.

Un annuncio singolare che ha raccolto da subito l’entusiasmo di molti precari, che bloccati nelle GPS sono in attesa della chiamata da GI o Mad e che molto raramente trovano annunci di lavoro di questo tipo sui social network. Tant’è che da subito sono arrivate le prime risposte.

Sul sito Openonline è stata pubblicata un’intervista fatta proprio a Caico, in cui vengono spiegate le motivazioni che lo hanno spinto a ricorrere a Facebook per l’annuncio «Cercasi insegnanti»:
«Non vedo quale sia il problema – afferma il Preside – La priorità è di fornire ai ragazzi degli insegnanti e in questo caso credo sia più che legittimo chiedere anche ad amici e parenti di buoni neolaureati con la voglia di fare le prime esperienze nella scuola. Tra i miei contatti ho molte persone che fanno parte del mondo della scuola. Facebook è uno strumento per poter arrivare in maniera pratica a chi poteva darmi una mano».

Non tutti i commenti però sono stati favorevoli, poiché c’è chi sostiene che azioni del genere siano controproducenti per il sistema scolastico. Ma Caico difende la sua scelta:
«Credo che siano polemiche principalmente di carattere politico o di interesse personale. L’assenza di docenti nelle classi per me è l’urgenza prioritaria da risolvere, in tutti i casi. Se vogliamo evidenziare un problema dovremmo forse riflettere sul funzionamento di un sistema molto più ampio. La responsabilità di un sistema fallace non è il mio annuncio di lavoro su Facebook, casomai una conseguenza. Dovremmo parlare della formazione dei docenti, la scuola non può diventare un ammortizzatore sociale rifugio di chi non è riuscito a fare di meglio nella vita. Fare l’insegnante è una missione. Ma tutto questo è collegato al fatto che la retribuzione dei docenti è assolutamente sproporzionata rispetto alla preparazione richiesta e al ruolo che devono ricoprire.
I laureati in materie tecnico-scientifiche in graduatoria magari ci sono, ma un lavoro nel proprio campo lo hanno già trovato. Con il loro titolo riescono a conquistare un lavoro più appagante e la risposta alla nostra chiamata ovviamente è un “no grazie”.
Un altro aspetto sono i concorsi, che puntualmente si fanno quando si arriva con l’acqua alla gola sul numero disponibile. Dunque se un dirigente arriva a mettere l’annuncio su Facebook non bisogna stupirsi».

Giusto o sbagliato che sia, l’annuncio «Cercasi insegnanti» ha portato i risultati dopo pochissimo tempo, tant’è che tre giorni dopo, sempre tramite la propria pagina Facebook, Caico scriveva:
«Abbiamo nominato ben 10 nuovi docenti, tutti giovani, pieni di entusiasmo e con le carte in regola per diventare degli ottimi insegnanti. Ne manca ancora uno, ma contiamo di completare le nomine entro lunedì. Sono i nuovi docenti che la nostra scuola ha potuto individuare grazie al budget messo a disposizione dal governo per far fronte all’emergenza COVID-19. Saranno impiegati per suddividere in due sottogruppi quattro delle classi più numerose del nostro Istituto. Affiancheranno i docenti più esperti concordando con loro la programmazione didattica e le verifiche, e la loro presenza ci consentirà di ridurre l’affollamento delle aule e continuare a fare scuola al 100% in presenza con una sicurezza ancora maggiore».

 

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