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In classe fino alla prima media anche in zona rossa: dopo Pasqua tornano in presenza 5 milioni di studenti

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Dopo Pasqua si tornerà in classe fino alla prima media anche in zona rossa: è questo quanto deciso in seguito alla cabina di regia svoltasi ieri a Palazzo Chigi, in cui erano presenti il Premier Mario Draghi, i ministri e i vertici del Comitato Tecnico Scientifico.

Il portavoce del Cts Silvio Brusaferro ha affermato che questa decisione è stata presa perché la curva dell’epidemia mostra finalmente segnali di decrescita: “Abbiamo guadagnato uno spazio per riaprire qualcosa, cioè la scuola. La scuola è sempre stata una priorità, non solo in Italia. Anche l’Oms ha attivato un tavolo di lavoro su questo tema. Per evitare l’aumento dell’incidenza – continua Brusaferro – serve però uno stretto controllo sulle attività che girano attorno alla scuola, prima e dopo. La vaccinazione del personale scolastico è un ulteriore fattore favorevole a una riapertura permanente. Si spera di non dover più tornare indietro”.

Dopo le vacanze di Pasqua saranno 5,3 milioni gli studenti che torneranno a scuola. Sono il 62,3% (sei su dieci) degli 8,5 milioni di alunni. Tra loro 3,1 milioni frequentano scuole dell’infanzia, scuole primarie e il primo anno di secondaria di I grado anche se si trovano in regioni classificate in zona rossa. Resterà in vigore lo schema attuale e fino al 30 aprile non ci saranno regioni in zona gialla.

In zona rossa torneranno in presenza le scuole dall’infanzia alla prima classe delle scuole medie, mentre invece dalla seconda media in su si resterà in Dad.

In zona arancione, invece, l’attività dei servizi educativi per l’infanzia (asili nido), delle scuole dell’infanzia (ex scuola materna) e per il primo ciclo di istruzione (ex scuole elementari e medie) continua a svolgersi integralmente in presenza.

I Presidenti delle Regioni potranno disporre la sospensione dell’attività scolastica e degli asili nido:
– nelle aree in cui abbiano adottato misure più stringenti per via della gravità delle varianti;
– nelle zone in cui vi siano più di 250 contagi ogni 100mila abitanti nell’arco di 7 giorni;
– nel caso di una eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico.

 

 

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